domenica 22 maggio 2011

Racconto poetico 2: Il processo di cre-azione

Si continua ad imparare tanto da quello che continuiamo a vedere messo in atto qui a Madrid: la voglia di partecipare, di confrontarsi, di amare il diverso, il vecchio, la piazza, lo sporco, la terra che calpestiamo cosparsa di foglietti di cartoni dipinti, di oggetti comuni e secondari trasformati in strumenti necessari ed utili.

Il cemento freddo e in completo vestito, diventato un grande quadro umano, simile al bosco dei piaceri che troneggia sulle pareti del Prado, in cui il piacere non è più solo la soddisfazione, il godimento materiale, è la lotta per la vita, per una vita desiderata.

Certo è che di un orgasmo si tratta, la primavera è arrivata e qui mentre si pensava fino a ieri di goderla dalle alture dei templi, o dalle spiane dei parchi, i luoghi si mutano e chiara la brezza diffonde le grida di donne e di uomini che stazionano nella propria stagione collettiva.

Aderiscono tutti, ognuno con in mano la propria rivendicazione, il proprio desiderio, il sogno di una esistenza civile, pieno di una fierezza e volontà, che è la stessa dei loro padri, che qui insieme a loro diffondono il loro passato non ancora condiviso, affinché tutti lo possano vedere, e chissà aiutare a realizzare.

Ed una danza di mille parole, di mille volti, di mille bisogni continua a risuonare, anche quando la voce del metro di Sol consiglia di non uscire a Sol, di arrivarci da lontano; forse sì è, necessario ricordarsi come ci si è arrivati e dove si vuole andare, è necessario sentire nel mezzo dell'azione, sentirsi, ma io non c'ero nella rivoluzione in Cile, non c'ero nella Comune di Parigi e non ho vissuto neanche le rivolte arabe, posso solo lanciare un monito, che nasce dalla mia sensibilità, dal mio sguardo parziale ma innocente: guardiamo quello che ci attornia, quello che respira insieme a noi e alimenta gli spazi vuoti del silenzio, perché è vero che nella rivoluzione bisogna agire, ma senza la creazione l'azione rischia di diventare un effetto senza causa.

In un orgasmo di azione, creazione e personale ricerca di ognuno ecco cosa sente la piazza:

Consuma e zitto,
Ora decresciamo,
Ci sono ogni volta più leggi e noi siamo sempre meno liberi,
Se vuoi un popolo austero prima dateci i salari,
Banchieri ladri colpevoli della crisi,
Niente dovrebbe essere proibito,
Non sono un numero,
Periodo di riflessione processo di creazione,
Non siamo armati Siamo indignati,
La strada è nostra Uniti per gioirne,
Il futuro inizia oggi,
Aspettiamo che le vostre grida sveglino l'Italia,
Questa sì è una pandemia reale però non uccide ma libera,
Non vogliamo riformismo vogliamo un altro sistema,
La casta politica deve finire,
L'educazione è libertà, Difendiamola.

Ogni frase è un individuo ed è la società insieme, il grande paradosso della lotta, tutti uguali ed appartenenti e tutti diversi e in apprendimento, al futuro e al nostro sforzo il compito di unire i conviventi opposti della cre-azione.

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