mercoledì 25 maggio 2011

Il viaggio del SOLe sulla terra

Non vi capita mai di sentire di aver bisogno di liberare qualcosa che altrimenti rimarrebbe chiuso e fossile tra le maglie del vostro stare, immobile?
A me sempre o almeno sempre è la spinta che porta il mio personale processo creativo all'esistenza pratica.
Nel caos di quello che sta succedendo e dei cambiamenti che continuano a succedersi in Puerta del Sol, da assemblea ad assemblea, dalle piazze limitrofe al grande centro, fino ai dubbi e alle domande coi quali tutti noi torniamo alle nostre case, che varchi la soglia o cammini per la città, qualcosa sempre rimane di confuso e fossile tra le pieghe dell'entusiasmo generalizzato e a volte infantile che vibra in me, in noi.
In Italia arriva una parte parziale di quello che succede qui, ma il fatto che colpisce è che questa parzialità e divisione si ritrova ben presente anche qui, nella culla di quello che tutti e nella storia della contemporaneità sarà ricordata come la Comune di Madrid.

Dopo la manifestazione e la prima accampata improvvisata tutto è sorto così, dal nulla, tra lo stupore e le grida, come se fosse la prima volta che il sole cominciasse il suo giorno, gettando un piede giù dal cielo dello spazio infinito, e quel piede da allora è rimasto qui, ben saldo a terra.
Nel trascorrere dei giorni, di ora in ora, lo seguì anche il secondo piede, quello della prassi e della metodologia, che di solito non si lascia andare a facili entusiasmi, che prende decisioni sì, ma che necessità dell'impulso di qualche avventore per agire.
Una volta riunite, le due radici hanno cominciato a fortificarsi, fatto qualche passo per sgranchire le ossa ancora fragili, tastato il duro cemento e capito che per permettersi quelle scorribande mai concesse, dovevano renderlo calpestabile, ammorbidirlo.
E' chiaro che parliamo di radici pieni di idee e di buoni propositi (non è certo un caso che dispensino luce), spinte dalla voglia di mettere fine ad un sistema di sfruttamento che solamente le vedeva come fonte di calore e di vita, grande deposito da sfruttare sino al limite.
Ecco spiegato il perchè della discesa del sole a piazza Sol: recuperare quella dignità che nei secoli nessuno gli aveva mai riconosciuto.
Cominciò allora, prima di mettere in pratica e chiarire le sue molte rivendicazioni, a disseminare il suolo di cartoni comodi da utilizzare come giaciglio per passare le notti e i giorni, e sperare con la sua resistenza di attirare l'attenzione col proposito di cambiare il sistema di sfruttamento che lo aveva visto fino ad allora vittima innocente.

Vista la sua testardaggine anche le altre stelle del cielo, che ancora non avevano abbandonata la volta celeste, iniziarono pian piano a scendere a sostenerlo, beneficiando dei suoi primi risultati e delle piccole comodità che egli era già riuscito a creare, e si divisero in tanti gruppi, che chiamarono costellazioni di lavoro, ognuna della quali aveva il compito di occuparsi di un settore, chi della ecologia, nello specifico del come limitare lo sfruttamento delle risorse del cielo e della terra, chi del rispetto, come fornire gli stessi diritti alle stelle più lontane e poco visibili e molti altri.
Si creò un piccolo cielo sulla terra, fatto di mansioni, confronti e compiti diversi, in cui tutto era da discutere da decidere e da proporre e poco lasciato all'intuizione e alla gioia di creare liberamente.
I propositi che li avevano spinti e che ancora alimentavano le loro azioni erano buoni, ma una volta trovatisi nell'agire, li videro trasformarsi in ulteriore burocrazia, in separazione che spesso risultava inconciliabile.

L'entusiasmo rimaneva forte, quando d'un tratto il sole, colui che aveva dato iniziato a tutto, si accorse che per colpa della sua estrema vicinanza i fiori della piazza cominciavano a bruciarsi lentamente e lo supplicavano di allontanarsi da loro per permettergli di poter continuare a beneficiare della sua luce vitale e a dispensare colore e profumo nella desolazione della terra.
Si tennero assemblee, discussioni e confronti di ogni tipo per arrivare ad una decisione che fosse da tutti gli astri condivisa e finalmente il sole decise di accontentare i germogli terrestri e di tornare a brillare nell'alto de cielo come una volta.
Il sole salì allora la scala di legno e se ne tornò là dove planano gli uccelli di ferro, ma era già troppo tardi perchè quasi tutti i fiori erano sembravano ormai ridotti in secchi contenitori vuoti e grigi di cenere.

Il sole continua a gridare dall'alto a noi stelle rimaste quaggiù, e credo proprio che sia questo l'origine della confusione che dicevo di sentire all'inizio di questo racconto:
"I fiori vi sembrano tutti morti, ma ancora qualcuno si è salvato, fidatevi che io posso vederli da qui in alto, ripiantateli con cura e permettetegli di poter crescere ancora, poiché non è distruggendo tutto ciò che avete intorno, ma migliorando quello che già c'è, che possiamo arrivare a creare quello che desideriamo".

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