giovedì 19 maggio 2011

Non crediate che una rivoluzione nasca dal nulla

Non crediate che una rivoluzione, tale o presunta, nasca dal nulla.
Più di una settimana fa pubblicavamo su Indymedia Lombardia questo articolo che raccontava di due delle tante anime che animavano la manifestazione di domenica. Probabilmente le due che sono state più influenti nell'opinione pubblica e che hanno creato i presupposti per il movimento 15M.
Lo scenario descritto pecca di essenzialitá e freddezza. Molte altre sono le condizioni sociali dove è ribollita negli ultimi mesi la rabbia. Speriamo di trovare un po' di tempo per farne tema di un altro articolo.

L'ESPERIMENTO

La data dell'esperimento è il 15 maggio 2011.
Gli ingredienti: un movimento che nasce sul web e un altro che nasce, quasi inaspettatamente, in una piazza.
Scenario: una Spagna che viene da un anno di diluiti ma costanti tagli alla spesa sociale. Il governo più social d'Europa poco ha fatto contro gli ordini dall'alto di Fmi e Banca Centrale Europea: liberalizzazioni, tagli ai contributi sociali inseriti dallo stesso governo, e infine, in febbraio, l'aumento dell'età pensionabile da 65 a 67 anni. Quest'ultimo firmato con i due sindacati maggioritari, Comisiones Obrera a Ugt. Un tasso di disoccupazione giovanile attorno al 45 percento, il più alto d'Europa, e quasi 5 milioni di disoccupati sono il lascito della crisi finanziaria che si è fatta fin troppo reale.

DEMOCRAZIA VERA SUBITO!

La rete è la culla del movimento che ha lanciato la mobilizzazione del 15 maggio. Democracia real ya, questo il nome, nasce attorno ad alcuni blog di opinione e giornalismo cittadino attivi già da qualche anno. Dal web 2.0 alle reti sociali il passo è breve. Attraverso Facebook e il suo sosia spagnolo le lamentele cominciano a organizzarsi e decidono di manifestarsi in piazza, con una mobilitazione diffusa per il paese.
La data non è scelta a caso: anticipa di una settimana una tornata elettorale importante, dove ci sono in gioco 13 comunità autonome su 17 e quasi tutte le città maggiori, tra cui Madrid, Barcellona, Valencia e Bilbao.
La denuncia della corruzione della classe politica si unisce alla critica alle banche per la loro gestione della crisi. L'idea di un bipolarismo che non lascia reale scelta alle persone si lega a uno sguardo critico verso il mercato finanziario. Non siamo merce alla merce di politici e banchieri, recita il suo principale slogan.
La propaganda è a suon di pagine Facebook e video in Youtube. Gli organizzatori non hanno, in generale, esperienza politica, né istituzionale nè militante. Sono attivisti nel Web, opinion leader della rete, che nella vita reale stanno soffrendo le conseguenze della crisi e delle politiche governative. In Facebook, l'evento generale conta 33mila persone, con 43 citta dove è prevista la mobilizzazione.

GIOVENTÙ SENZA FUTURO

La piazza è stata invece la culla dell'altro movimento che scenderà per le strade il 15 maggio. La sua genesi si puó datare febbraio 2011, in un periodo di pieno riflusso per i movimenti studenteschi madrileñi, dopo due anni di lotta contro il Processo di Bologna, che a livello didattico è già realtà nella penisola iberica.
Militanti di differenti collettivi universitari cominciano a sentire la necessita di organizzarsi e trovare una forma per esprimere l'opposizione sociale, palpabile nella società spagnola, alla precaria situazione giovanile.
Nasce così l'idea di lanciare la campagna “Juventud sin futuro, sin casa, sin curro, sin pension, sin miedo!” (Gioventù senza futuro, senza casa, senza lavoro, senza pensione, senza paura!) chiamando alla mobilitazione i giovani madrileñi attorno a queste tre parole chiave.
Anche in questo caso le reti sociali giocano la loro parte e, nonostante le basse aspettative, il 7 aprile sfilano per le strade madrileñe 5 mila giovani, all'urlo di “Questa crisi non la paghiamo!”, rivendicando un .
La rabbia palpabile tra i partecipanti e un percorso troppo corto (sempre a causa delle basse aspettative di partecipazione) lasciano i manifestanti insoddisfatti all'arrivo della manifestazione, nella piazza del Reina Sofia. Dal camion dell'organizzazione arrivano gli interventi finali, che promettono che questa manifestazione sarà solo l'aperitivo di un nuovo ciclo di lotte.
Qualcuno prende in parola l'intenzione, e appena gli organizzatori dichiarano finito il corteo, il bocca a bocca porta trecento persone di nuovo per le strade. C'è voglia di andare oltre lo stabilito, tornare in strada e continuare a manifestare la propria rabbia.
Si nota tra i partecipanti chi ha più esperienza, che trascina gli spartitraffico per bloccare la rotonda di Atocha e la Castellana, uno degli snodi principali del traffico madrileño. Però a seguirli molte altre persone che sono al loro battesimo del fuoco, entusiaste di sperimentare un nuovo modo di esprimere la propria rabbia.
Arrivato a piazza Cibeles, il corteo spontaneo ha già perso una buona metà delle 300 persone iniziali. La polizia dispiega tutte le sue forze per sedare la manifestazione e il corteo si dissolve per le vie laterali. Il bilancio finale sarà di 13 detenuti, rilasciati il giorno successivo.
I media danno amplio risalto alla manifestazione: si interessano a questa gioventù che finalmente si mobilita con reportage prima della manifestazione e minimizzando gli scontri poi, contrariamente alle loro abitudini. Ma c'è di più. L'immagine costruita de Juventud sin futuro, senza etichette politiche classiche e con un discorso generazionale con molto appeal, è stata ripresa tale e quale dai media principali, in cerca di voci critiche nella società spagnola.
La risonanza mediatica dell'evento ha colpito in pieno l'opinione pubblica spagnola, riuscendo a penetrare l'agenda dei media ufficiali. E i movimenti studenteschi spagnoli hanno trovato una nuova forma sotto la quale organizzarsi, tanto che in quasi tute le principali città stanno sorgendo gruppi autonomi di Juventud sin futuro.

LA SFIDA

Il 15 maggio le nuove opposizioni sociali spagnole saranno in piazza per stringere le forze contro un bipolarismo unilaterale e un economia generatrice dei peggiori squilibri sociali. La sfida è riuscire a catalizzare lo scontento sociale palpabile nella società spagnola. Sarà inoltre banco di prova per i social network, strumento principale usato dalle due piattaforme che chiamano la mobilitazione.

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